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Struttura e Tessitura del terreno

Le caratteristiche del terreno è il fattore prioritario da tenere in considerazione di effettuare una qualsiasi coltivazione, in particolare quando vogliamo ottimizzare le fonti di approvvigionamento al fine di ridurre i consumi e aumentare il livello di sostenibilità, come in Aridocoltura. La conoscenza delle sue caratteristiche è fondamentale perché è il luogo dove andranno a dimora le coltivazioni che abbiamo scelto, ed è importante trattarlo e preservarlo nel giusto modo dalle lavorazioni, irrigazioni, concimazioni e da tutto ciò a cui sarà esposto, è opportuno quindi effettuare a priori analisi chimico fisiche da un laboratorio specializzato. Nel seguente tratteremo le giuste tecniche di prelievo e un'accenno all'interpretazione dei risultati, che andranno sempre e comunque visionati dall'agronomo di fiducia.

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Come prima specifica, il terreno è composto dai seguenti elementi:

  • Scheletro (superiore a 2 millimetri); la sua unica funzione è quella di dare struttura e massa al terreno stesso, ma non interagisce con le colture.

  • Sabbia (0.05-2 mm).

  • Limo (0.002-0.05 mm).

  • Argilla (sotto 0.002 mm).

A seconda della percentuale degli elementi sopra indicati presenti nei diversi terreni, si dovranno avere determinate accortezze.

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I terreni più sabbiosi hanno le caratteristiche di essere molto permeabili, con dilavamento dell’acqua e dei nutrimenti, la  notevole areazione degrada la sostanza organica velocemente, occorrono  quindi concimazioni più mirate per via dell’elevata mobilità di questi. D'altro canto questo tipo di tessuto permette una più ampia gamma di specie coltivabili. 

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I terreni più argillosi hanno le seguenti caratteristiche: elevata capacità di scambio dei nutrimenti, bassa dilavazione di acqua, nei mesi più caldi la propensione a formare la  crosta superficiale con conseguente asfissia del terreno. La bassa presenza di particelle grossolane, soprattutto in alti valori percentuali di argilla, può rendere il terreno particolarmente pesante, costringendo a lavorazioni attente atte a un corretto arieggiamento del suolo, non sempre di facile attuazione. Nei terreni con importante presenza di argilla i nutrimenti impiegano un tempo maggiore ad essere assimiliati, dovremmo quindi programmare le concimazioni in anticipo rispetto alle condizioni ricontrate visivamente nella pianta, attraverso una pianificazione  che preveda le carenze  della coltura.

In condizioni di risparmio idrico questa tessitura necessita di lavorazioni accurate in più stagioni, arrivando (tenendo conto di percentuali) a essere più performante nel risparmio idrico e nella disponibilità della materia organica.

Le ricerche su questo tipo di terreno sono in fase embrionale e volteranno ad individuare la percentuale limite per poter eseguire le pratiche agronomiche che si accostano all'Aridocoltura e alla coltivazione delle specie proposte.

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I terreni con alte percentuali di limo hanno la caratteristica di una scarsa mobilità dei nutrimenti come nell'argilloso, poco permeabilità con facilità al ristagno e la formazione di crosta superficiale, in sintesi raggruppa le caratteristiche più ostiche alla coltivazione delle orticole delle tessiture sopra elencate.

Attualmente non abbiamo considerato la ricerca in Aridocoltura su questo tipo di terreno.

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La tessitura più adatta alle coltivazioni è quella definita medio impasto, per via dell'adeguata struttura fisica che contiene percentuali intermedie tra argilla, limo e sabbia. Occorre effettuare le lavorazioni nello stato di "tempera" del terreno, quando coesività e la  plasticità del terreno si incontrano rendendo questo il momento più indicato per effettuare le lavorazioni (soprattutto quando la percentuale di tessitura del terreno volge verso l'argilloso). Vista la complessità dell'argomento vi rimandiamo alla lettura degli articoli  negli approfondimenti:

Terreno in temperalavorazioni del terreno.  

 

 

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Il valore pH

Questo valore è molto importante perché ci consente di conoscere quanto le molecole del nostro terreno siano in grado di interagire con la sua fase liquida, ovvero quanto è in grado di muovere la soluzione circolante dalle molecole del terreno verso le radici. Il pH ha un valore compreso da 0 a 14: con un valore inferiore a 7 indica una soluzione acida, con valore maggiore di 7 una soluzione basica. Il pH influenza l’attività microbiologica, la disponibilità degli elementi minerali e influisce sulla coltivazione delle nostre piante.

La maggior parte dei batteri e dei processi di decomposizione lavorano in modo ottimale con un pH compreso tra 6.5 e 7.5, e questo pertanto è il range migliore in cui ci possiamo trovare per la maggior parte degli ortaggi che vogliamo coltivare.

Ci sono elementi che a fronte di diversi livelli di pH nel terreno hanno una diversa capacità di assorbimento e di disponibilità. Nel riquadro sottostante abbiamo uno schema che espone la disponibilità dei vari elementi di fronte a livelli di pH differente. Ogni elemento ha un livello di pH dove è massimo il suo assorbimento.

In aridocoltura sono state compiute ricerche su terreni con valori di pH compresi tra 5,5-7,5 con adattamento presso che ottimale delle piante selezionate a suddetti valori.  

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Analisi del terreno

Ogni terreno ha caratteristiche fisico-chimiche proprie ed è fondamentale conoscerle per impostare una corretta gestione del suolo.

Il primo passo per fare una corretta analisi del terreno è effettuare un attento campionamento:

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  • Prelevare un numero di sotto-campioni adatto all’area. Si dovranno fare prelevi casuali ma ben distribuiti nell’area del terreno. E’ utile immaginare una X o una W nel proprio terreno e fare prelievi seguendo le linee immaginarie ogni tot metri ( di solito 10 campioni per ha) in base alla grandezza del terreno. Ogni campione è opportuno che interessi la porzione di uno o due ha, ed è importante che il lotto da analizzare sia stato coltivato il più uniformemente possibile. Se per esempio in una porzione del lotto c’era un concentrato di leguminose, è opportuno non integrare quella porzione nel test o comunque tenerne conto quando si leggeranno i risultati delle analisi. I prelievi vengono effettuati con una trivella olandese, una pala oppure una zappa.

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  • L’epoca di prelievo deve essere lontana da concimazioni effettuate in precedenza, almeno di un paio di mesi, su uno stato del terreno il più possibile in tempera.

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  • La profondità di prelievo dipende da quello che intendiamo andare a coltivare. In questo caso, per le nostre esigenze di coltivazione, è utile fare il prelievo nei 10-30 cm. Nel campione bisogna eliminare comunque i primi 5 cm prima di procedere alle misurazioni.

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  • Per la conservazione del campione, bisogna miscelare tutti i sotto-campioni presi e spedirli nel più breve tempo possibile al laboratorio.

 

Dall’analisi completa in laboratorio possiamo ottenere i seguenti valori:

  • pH

  • EC

  • Granulometria

  • Calcare presente

  • Carbonio organico

  • Azoto

  • Basi scambiabili (Na, K, Mg e Ca)

  • Capacità di scambio cationico

  • Microelementi assimilabili

  • Conducibilità elettrica

  • Metalli pesanti

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Metodo “casalingo” per determinare quantità di sabbia, limo ed argilla presente nel terreno:

  1. effettuare un corretto campionamento, come sopra indicato;

  2. preleviamo una parte del substrato campionato e lo mettiamo in un barattolo di vetro;

  3. andiamo a riempire il barattolo con acqua per 2/3 del suo volume;

  4. agitiamo il barattolo di vetro e lasciamolo riposare per qualche ora;

  5. nel barattolo il substrato al suo interno si dividerà in 3 parti: in fondo argilla (più pesante), seguita da limo ed infine dalla sabbia. Dovremmo misurare l’altezza totale del terreno stratificato e l’altezza di ciascuno strato;

  6. dividiamo poi l’altezza di ogni strato per l’altezza totale ed otterremmo così la percentuale di ognuno dei tre elementi;

  7. inseriamo infine le percentuali nella tabella otterremo la classificazione dei suoli

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